mercoledì 22 aprile 2015

Umorismo


Il senso dell’umorismo scarseggia nei nostri tempi. E’ un peccato perché l’umorismo è un antidoto  per i propri e altrui errori. Non a caso sotto il fascismo abbondavano le barzellette che ridimensionavano le pretese assolutistiche del regime. 
Checco Zalone, che sembra alle volte un po’ volgare, lancia messaggi umoristici d’efficacia maggiore di tanti ragionamenti seri: dimostra indignazione al cugino gay per le smancerie omosessuali che ha visto in treno, scambia un sacerdote senza colletto per il fidanzato di una ragazza, fa la pipì nell’ampolla che dovrebbe contenere le acque sacre del Po, insegna paradossalmente al figlio che la felicità non è avere la barca ma è avere una barca più grande...
Un bebé in un manifesto dice: “mia madre si chiama Roberto”: una battuta che smonta la pressione degli adozionisti gay. Costanza Miriano racconta i suoi sbagli e fa ridere di se stessa con autoironia, mostrando che la sicurezza è solo una: quella della fede. Le persone e i popoli privi di umorismo sono pericolosi. Il dittatore non sa ridere di se stesso.
I bambini ridono ma non hanno ancora il senso dell’umorismo. Occorre la maturità di chi si accorge dei propri e degli altrui limiti. Se guardiamo noi stessi nella prospettiva di Dio ci viene da ridere. I santi avevano il senso dell’umorismo che i moralisti alle volte non hanno. Santa Teresa in mezzo alle contrarietà sentì la voce di Dio: “Così tratto i miei amici!” e rispose: “Ora capisco perché ne hai così pochi!”. Chi ha fede, sorride.

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